La natura geologica del paesaggio Cappadoce

Nell’ambito di un progetto di studi diretto dalla Prof.ssa Maria Andaloro dell’Università della Tuscia è stata realizzato uno studio, da parte di ricercatori dell’Università della Calabria,  geologico-morfologico e paesaggistico della Cappadocia.

L’indagine ha avuto lo scopo di ampliare le conoscenze geo-morfologiche e composizionali dei materiali che caratterizzano il panorama Cappadoce. In tal modo e stato possibile collegare la natura dei materiali, la loro storia evolutiva agli insediamenti abitativi realizzati negli ultimi due millenni, che fanno della Cappadocia uno dei siti culturalmente più interessanti al mondo.

Spettacolari panorami naturali, legati ai fenomeni erosivi, ve ne sono in varie parti del mondo: dal Bruce Canyon, alla Monument Valley, alle Piramidi di terra dell’Alto Adige.

 

Analogamente, resti di insediamenti umani in cavità naturali ed in strutture scavate nelle rocce, si ritrovano in tutti i Paesi del mondo; sono anche disseminati in tutta l’Italia, con particolare riferimento al Meridione: il luogo più rinomato è la città di Matera.

Vi è un solo posto al mondo dove la bellezza paesaggistica, dovuta ai processi erosivi naturali, è legata allo sfruttamento da parte dell’uomo a fini abitatiti: la Cappadocia.

Nella Turchia, che è caratterizzata da una situazione geologica molto complessa, evidenziata dal verificarsi di continui e distruttivi terremoti, la Cappadocia è stata interessata, negli ultimi 10 milioni di anni, da almeno otto parossistiche eruzioni vulcaniche di natura esplosiva, che hanno portato alla formazione di spessi sedimenti.

Durante le fasi di stasi dei vulcani, in quell’area si crearono bacini fluvio-lacustri, che furono rapidamente interrati dai depositi erosivi provenienti dalle aree circostanti.

L’alternanza di depositi vulcanici e sedimenti lacustri ha generato nel tempo uno strato di sedimenti, che in alcuni casi raggiunge lo spessore di due chilometri.

I prodotti vulcanici rinvenuti in Cappadocia sono riconducibili ad enormi flussi piroclastici (definiti Ash-Flow) di cenere vulcanica e gas magmatico. Una volta che la nube piroclastica, perdendo il gas, depositava la parte grossolana di natura ceneritica, di conseguenza subiva un processo di compattazione, generando i depositi vulcano-clasti che vediamo oggi. Il materiale così formato, denominato anche “tufo vulcanico”, presenta una caratteristica, quella di unire ad una buona resistenza meccanica una bassa resistenza all’erosione. Data la particolare natura dei prodotti piroclastici, il clima umido e piovoso delle ultime migliaia di anni ha generato processi erosivi che hanno portato alla formazione della attuale morfologia. Le diverse forme che si rinvengono sono la conseguenza del diverso grado di erodibilità del tufo.

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